mercoledì 16 aprile 2008

Zapatero secondo il nano liftato

Ho appena letto su El Pais che il nano ha cominciato con le sue simpatiche esternazioni sulla politica internazionale. Secondo lui il governo di Zapatero e' troppo rosa. Inoltre secondo lui Zapatero avra' molte difficolta' a dirigere tante donne. Ma non e' finita: pare che in Italia non ci siano abbastanza donne con le competenze necessarie per fare il ministro. Deve essere per questo che si vocifera di un ministero per la Carfagna.

9 commenti:

  1. Praticamente ci tocca ricominciare con insulto libero stile campagna elettorale.E' un fonte inesauribile di parolacce, quell'uomo, un istigatore formidabile.

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  2. E pensare che sono uomo del sud, talmente a sud che tutto quello che c’è oltre non potrebbe che essere davvero altro, quindi, a dar retta a certi immaginari – più o meno collettivi – certi punti di vista sulle donne dovrebbero essermi assai consueti. Eppure, quando sento parlare lui ritrovo me e la mia Finis Terrae grosso modo a nord della Svezia. Mi piace il tuo blog.

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  3. Grazie Giovanni. Anche io sono del sud, sicula, per la precisione. Nell'immaginario collettivo di cui parli a me le sue esternazioni dovrebbero far piacere, figurati!
    Non sai quanti commenti mi sono gia' sorbita a causa del risultato elettorale. Uno (professore universitario, sessantenne, olandese) mi ha pure chiesto cosa ci fa Berlusconi a noi donne italiane, visto che lo votiamo. Gli ho detto che io non l'ho votato, ne' mai lo voterei. Mi ha risposto che devo essere l'unica....

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  4. Ciao Raperonzola, va meglio, le mie pillole funzionano bene, e se continuo cosi' magari riesco ad evitare di finire sotto i ferri (uuuuhh...)e mi tengo la mia cistifellea (e la mia bile, che nei prossimi cinque anni travasera' chissa quante volte).
    Oggi mi dedico a fare la spesa al mercato (qui ad Amsterdam ce ne sono diversi), la giornata e' un po' grigina ma pazienza. Non si puo' avere tutto nella vita. Poi mi dedichero' a un po' di sano ozio, e magari mi cerco un film, se ce ne sono.

    Buona giornata!

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  5. Imperscrutabili sono le coordinate del tempo e dello spazio, e misteriose, a quanto pare, appaiono persino quelle della rete, giacché la prima volta che provo a lasciarvi un mio segnale di vita, lo faccio nel blog d’una corregionale. Ammetterai che la cosa, almeno sotto il profilo statistico, si presenta come abbastanza straordinaria. Ma per tornare all’oggetto del contendere, io non vivo più in Sicilia da diversi anni, se si escludono le feste comandate, allorché vi faccio ritorno per ricaricare le batterie dello iodio perduto nel bel mezzo dell’Appennino, dove sono piombato, anima migrante, per lavoro. Quando ci sono arrivato, ho impiegato un bel pezzo per cercare di dimostrare ai locali la mia alterità rispetto a quanto codificato nell’immaginario collettivo di cui sopra. Poi, riecco il medioevo del machismo, per di più trasversale alle regioni, che alimenta se stesso disseppellendo idiomi di stratificazione sociale che speravamo in via d’estinzione. Io sono cresciuto a zuppa di pesce e tragedia greca, e non me ne vogliano i nuovi paoliicaldi se il mio personaggio preferito è sempre stato Ismene. Donna e non solo, in quanto capace di proiettare se stessa in un orizzonte culturale che, qualche migliaio di anni dopo il suo concepimento letterario, non è attuale solo perché troppo moderno. Io non sono disponibile ad un’autocritica di genere radicale sino all’annullamento del maschio, perché cozzerebbe contro le meravigliose leggi del Kaos, che regalano un cromosoma anziché un altro a chi affaccia la sua testina spelacchiata in questo mondo. Ma bisogna che qualcuno spieghi al nostro prossimo presidente del Consiglio (sic!) che i danni dell’umana miseria sono inflitti dal maschile, e cambiarne il segno non significa abdicare alla propria sessualità, prestando il fianco all’idiozia dell’omofobia galoppante (ri-sic!), ma semplicemente osservare col pacato distacco della saggezza le follie degli uomini, e la pressoché totale estraneità delle donne nell’aver prodotto, per esempio, guerre, fanatismi religiosi, sfruttamento, e la morte per fame di 35.000 bambini al giorno. E mi rattrista davvero – ed in questo forse ha ragione il prof. olandese che citi – che a rinunciare alla propria identità codificata non siano gli uomini al cospetto dei propri fallimenti, ma proprio le donne, troppo spesso avvezze (salvo nobili e, ahimé, rare eccezioni) a pensare al maschile, ed a sbavare dietro un trapianto di capelli, e a qualche buona dose di palestra e testosterone. Tempi grami ci attendono. Avrei molto altro da dire, ma non voglio intasarti il blog con le mie sciocchezze. Grazie per l’ospitalità e per avermi tenuto a battesimo sulla rete.

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  6. Beh Giovanni, mi fa piacere averti tenuto a battesimo come dici, e concordo sulla straordinarieta' statistica del caso. Benvenuto nella rete!E a proposito di corregionali c'e' anche il blog di I care che secondo me apprezzeresti.
    E tu? hai un blog anche tu? perche' non ce lo presenti?
    Sulla faccenda dell' autocritica di genere ti rassicuro:nessuno chiede a nessuno un autoannullamento; insomma: non credo che troveresti molte donne in giro disposte a perseguire l' annullamento del maschio. Semmai farebbero volentieri a meno delle espressioni piu' becere del machismo, quelle di Berlusconi e co., ma anche quelle di padri, fratelli, mariti e amici sulle quali qualunque donna italiana potrebbe scrivere un' enciclopedia. Gli uomini (certi uomini, mica tutti, ma sicuramente parecchi) difendono quella pseudoidentita' maschile che non ha niente a che fare con i cromosomi, e tanto con l' educazione di mamma' e il (poco) rispetto dell' altro. Non si rinuncia facilmente ai privilegi, soprattutto a quelli ingiustificabili. Le donne (soltanto alcune, purtroppo) se ne sono stufate. Le altre, quelle che non se ne sono stufate, si crogiolano nell' autolesionismo, e magari ammirano Berlusconi e celoduristi vari e li votano pure. Personalmente, con buona pace del prof olandese, non ne farei solo una questione di genere. Ci attendono tempi grami, e' vero. Hanno cinque lunghi anni di tempo per far scempio della costituzione, dell' economia e della nostra sopportazione. Io qui mi risparmio almeno la televisione. A presto

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  7. No, ahimé! non ho un blog. A dire il vero non ho nemmeno il collegamento a internet né la televisione. Ascolto la musica dai vinili e ho il cellulare da pochissimo, e solo perché mia madre (dalla Sicilia), la mia scuola e il mio editore, mi hanno fatto rilevare in coro l’opportunità di rendermi reperibile in caso di necessità. Ho risposto “obbedisco”, ma ho aggiunto, “con dolore”. Persino il computer è entrato in casa mia solo da qualche mese, ed anche questo nuovo arrivo è legato a necessità professionali giacché la mia preside mi guarda sempre un po’ di sbieco quando le consegno relazioni scritte con la grafia d’un medico della mutua, o su fogli appesantiti dalla cancellina, dattiloscritti con la mia Olivetti Lettera 32, anche se poi ha la carineria di non farmi pesare troppo le mie nostalgie per il terziario arretrato. Pure il mio recentissimo viaggio su Internet durante il quale mi sono imbattuto nel tuo blog è del tutto casuale, essendomi stirato un ginocchio mentre cercavo di montare la scenografia per lo spettacolo teatrale della scuola (“bisogna saper accettare che il tempo trascorre inesorabile per tutti”, m’ha detto una ragazzina di dodici anni mentre cercavo di riconquistare inutilmente la posizione eretta). Così, una mia collega di buon cuore, essendo costretto in casa per un paio di settimane, ha deciso di prestarmi il suo portatile con collegamento, probabilmente per evitarsi di ritrovarmi impiccato al lampadario. “Almeno ti tieni impegnato in qualche cosa e la smetti di farti passare per la memoria storica del decimo-nono”. Così mi ha detto, e credo avesse ragione. Poi ci sono quelli che mi scrivono mail (che per fortuna posso leggere dal computer della scuola) per recensire qualche mia cosa, e chiudono sempre con un “dovrebbe cortesemente inviarci l’indirizzo del suo sito”. Anche i miei alunni mi dicono: “Prof, ma tu ce l’hai un blog?”. E io rispondo di no, ma che in compenso ho numerosi blob in frigo che prima o poi mi aggrediranno e faranno di me uno di loro. Comunque, non è una cattiva idea metterne su uno. Nel frattempo continuo a guardarmi intorno, e mi vado a vedere il blog di I care. Saluti dal mio forzato e doloroso romitaggio.

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  8. Anche io sono piuttosto restia all'uso dei cellulari, e come nel tuo caso e'stata mia madre a impormene uno, con la scusa che al mio arrivo qui non avevo ancora il telefono. Lo uso il meno possibile, e gli preferisco di gran lunga il telefono. Un piccolo brontosauro che rimpiazzero' solo quando morira' di morte naturale. Provo un piacere quasi sadico quando lo spengo e mi rendo irreperibile. :-) In realta' molti anni fa ero diffidente anche verso i computer, ma internet... Beh Giovanni dai, sito a parte internet e' una figata, e risparmia anche un sacco di tempo e un sacco di cartacce. A me e' servito pure per trovare lavoro, e continuo ad usarlo essenzialmente per lavoro. Il blog e' nel mio caso uno sviluppo recentissimo, pochi mesi appena. Si incontra un sacco di gente interessante, ed e' poi nel mio caso anche un modo per sfogare le mie frustrazioni e tirare pomodori virtuali a Berlusconi e co, nonche' ai sottanoni che un giorno si' e l'altro pure ci illuminano su tutto quel che non e'affar loro.
    Beh, adesso devo andare. Buona guarigione!

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