giovedì 28 ottobre 2010

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Oggi sono incazzata. Incazzatura lavorativa. E' da diversi mesi che sgobbo sul lavoro che stiamo (sto) scrivendo. Gli espertimenti li ho fatti, tutti e personalmente. L'analisi pure. I risultati ci sono, e sono pubblicabili. Dalla mia capa mi aspetterei una certa attiva supervisione, che ogni tanto manca. Anzi, direi che quando compare e' distruttiva. Rifare una figura una volta non e' una tragedia. Doverla rifare tutte le volte che si decide di: cambiare il giornale cui si mandera' il lavoro, cambiare l'impostazione del paper, includere o escludere campioni, vuol dire un bel po' di lavoro. Se si moltiplica questo per tutte le figure e tutte le tavole che vanno messe o rimesse nell'articolo e' una gran rottura di.  Poi capita anche che l'impostazione del lavoro debba cambiare, di volta in volta, in base al modo in cui un certo tizio imposta i suoi lavori, che non sono poi niente di speciale, ma si pubblicano, con in mezzo qualche nome mediamente importante. Un tizio piuttosto arrogante, e secondo me neanche tanto in gamba, che ho sentito rispondere con una risatina saccente a TUTTE  le domande della commissione durante la lettura della sua tesi di dottorato. E questa diventa una grandissima rottura di. Tutto questo e' gia' successo diverse volte, e ricade sistematicamente solo sulle mie spalle, visto che gli altri "coautori" sono solo nella lista dei nomi ma il loro contributo agli esperimenti, nonche' all'analisi, nonche' alla scrittura e' assolutamente NULLO. Ora, si sa che una volta spedito il lavoro la cosa non sia per niente finita li', visto che una revisione puo' rigettare il tutto, o chiederti di aggiungere altre cose, esperimenti, figure e quant'altro. E io sono qui da mesi a scrivere, rifare, riscrivere.  E puntualmente mi sento dire che dobbiamo sbricarci a spedire il lavoro. E pensare che faccio il tecnico.

Oggi sono veramente incazzata.

4 commenti:

  1. Questo davvero si chiama precariato assoluto, pur se non a termine. Cercati un altro lavoro, tesoro, altrimenti vai al manicomio.

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  2. Guisito:grazie, l'incazzatura e' passata, la mia capa ha capito (sembra) che cosi' non puo'andare e siamo d'accordo su almeno alcune delle cose che vogliamo mettere nell'articolo. Soprattutto ha capito che mi sono incazzata. Ne abbiamo parlato tranquillamente e ne riparleremo di nuovo martedi'. Nel frattempo incrocio le dita (e scrivo).

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  3. Wedo che questo malcostume non risparmia nemmeno voi...che per caso questi co-autori non collaboranti sono parenti della capa (di minchia)??

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  4. Angelo: il malcostume esiste ovunque, solo che in Italia arriva a livelli stratosferici. I coautori non sono, che io sappia, parenti suoi, ma gente con cui lei ha voglia di collaborare per gettare le basi future: sono in atto dei riarrangiamenti di alcuni dipartimenti, il nostro direttore andra' presto in pensione, purtroppo, dunque "noi" dobbiamo darci un'identita' credibile per il futuro prossimo venturo (campi di ricerca, finanziamenti etc) . Uno di loro e' co-promoter di una studentessa di dottorato della mia capa.

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