giovedì 19 maggio 2011

B-yoghi

Avete presente il sedere e la voce dell’orso Yoghi? Ecco, il professor B. e’ uguale, solo che, pur non essendo antipatico non e’ neanche un mostro di simpatia e non fruga nei cestini dei turisti, anzi, non partecipa neanche ad eventuali pranzi del dipartimento. B-yoghi ha una cinquantina d’anni, ma ne dimostra almeno una decina di piu’. Ha sempre almeno una domanda da fare in tutti i meeting, e spesso e’ difficile trovare una risposta alle sue domande, per quanto il piu’ delle volte le sue osservazioni siano molto pertinenti. Ma non e’ cattivo, a differenza di altri. La mia capa lo ha voluto tra i co-autori dell’articolo, un po’ per una questione di “politica interna” del dipartimento, un po’ perche’ anche lui lavora sul Parkinson, e oltretutto puo’ dare qualche buon consiglio. Cosi’, e’ stato, infatti. Ha letto la prima stesura del manoscritto abbastanza velocemente (fossero tutti cosi’) e poi ha mandato una e-mail per dire che potevamo andare da lui per parlarne. La mia capa ha mandato me in avanscoperta. Sono entrata in una stanza dove non avevo mai messo piede. Non mi ero mai neanche accorta che esistesse. Mi sono sentita piu’o meno come Fracchia quando entra dal capo. E’ una stanza abbastanza grande, con un enorme tavolo che credo sia rotondo, ma che non ho effettivamente visto, dato che tutto, in quella stanza, e’ coperto di pile e pile di carte, fascicoli, articoli, libri e sicuramente anche polvere. B-yoghi tiene le serrande abbassate, e i mobili sono vecchi e brutti, per cui dentro l’atmosfera risulta un tantino monacale. B-yoghi non accende neanche la luce. Dicono che sia figlio di un rabbino, e che e’ per quello, intendo per la sua educazione religiosa, che non pranza insieme agli altri e che non accende mai la luce. Parliamo una mezz’ora, ci sono parecchie cose di cui discutere, poi mi consegna una copia del manoscritto con le correzioni e le note scritte a penna e per giunta in olandese, con una grafia piccola e alquanto indecifrabile. Leggo e rileggo tutto, ne parlo con la capa, decifriamo, correggiamo, aggiorniamo, rispediamo il tutto ai coautori. Oggi arriva la seconda e-mail di B-yoghi. Anche stavolta vado da sola. Busso, e sento una specie di grugnito proveniente dalla stanza buia. Entro, e lui con insospettabile agilita’ si gira e prende il manoscritto da una delle enormi pile di carte. Mi dice che va molto meglio, e che lui lo spedirebbe cosi’. Infatti ci sono appena pochi tratti di penna, un paio di virgole dimenticate, qualche errore di battitura. Ma aggiunge che certo, una relazione causa-effetto non possiamo dimostrarla...  (ed io lo so, infatti non ci ho neanche provato a dire una cosa del genere, ma mi sento ugualmente come Fracchia, biascico qualcosa e la tronco li’. Ringrazio, saluto e vado via).

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